L’ultimo sole si perde all’orizzonte, dietro il mare, più increspato rispetto a quando si è arrivati qualche settimana fa. Il profumo del mare è addosso, sulla pelle, nelle narici. Resta addosso anche una volta entrati nel pullman, anche dopo il “buongiorno” dell’autista, anche dopo essersi seduti. Si sceglie il lato del finestrino, quello sinistro, quello che dà sul mare. Quello che dà sui suoi occhi che salutano in silenzio e sopra un sorriso accenato. Sono più increspati rispetto a quando si è arrivati, hanno il mare dentro. O è commozione. Sono lucidi. Il sole alle sue spalle e non sai se è più bello il tramonto oppure lei. Il pullman vibra, il motore ha cominciato a fare il proprio dovere, l’autista aggiusta lo specchietto prima di dare un colpo di acceleratore. Sembra che ti guardi dallo specchietto, sorride con gli occhi, occhi che tante volte hanno già visto questa scena. Occhi che rassicurano. O almeno ci provano. La scena dei saluti, delle lacrime fermate un attimo prima di diventare tali, della mano poggiata al vetro, del tramonto che rischia di diventare è impressa negli occhi dell’autista, del nostro autista della linea del mare, ne ha viste tante di scene così. Di amori estivi che a volte ritornano, che a volte svaniscono, che a volte diventano lunghe storie di vita. Il pullman parte lentamente, il ragazzo scrive al cellulare, l’autista lo capisce perché subito dopo, vede la ragazza prendere il suo di cellulare, e mandare un bacio rivolto al bus. E lui sorridere. Le ha scritto semplicemente un messaggio. “Arrivederci, amore. Tornerò”.
E noi saremo pronti a riportarlo la prossima estate. O anche prima.